In libreria “Il tempo di morire” di Eduardo Savarese, Wojtek edizioni

C’è un tempo per morire e di morire per ognuno di noi, difficile pensarci e difficile ancor più parlarne, perché di morte non si parla, nonostante sia la fine che attende tutti. Il testo di Savarese, invece, disseziona il tema della morte: morte prematura, morte improvvisa, suicidio, eutanasia, nutrizione artificiale, dignità e santità della morte. In un andirivieni continuo tra racconto autobiografico e trattazione saggistica, le pagine di Savarese, con grande levità di toni, pongono dubbi e cercano risposte da una prospettiva che è, insolitamente, al contempo laica e religiosa. Il tempo di morire dà un esempio e un contributo concreti a uno degli obiettivi perseguiti dall’autore: la creazione di una cultura della morte.

http://www.wojtekedizioni.it/portfolio/il-tempo-di-morire/

copertina tempo di morire

 

Dal 4 aprile in libreria “Le colpe della notte”, il nuovo romanzo di Antonio Lanzetta per La Corte Editore.

lanzetta nuovo

Chi prenoterà il romanzo in libreria, su Amazon o su qualsiasi altra piattaforma online  prima della data d’uscita, riceverà in regalo Cicatrici: un racconto inedito di Antonio Lanzetta, ambientato a Castellaccio.
Per ricevere il racconto omaggio, in formato digitale, basta inviare una copia della ricevuta della prenotazione a ufficiostampa@lacorteditore.it

TRAMA

La sera in cui i suoi genitori sono morti, Cristian è uscito di casa sbattendo la porta, arrabbiato con il mondo. Non avrebbe mai immaginato cosa lo aspettava al suo ritorno: un lago di sangue sul pavimento della cucina e la pistola d’ordinanza stretta tra le dita di suo padre. Un omicidio suicidio, avevano detto. E poi era stato spedito al sud, a Castellaccio, nella casa famiglia di Flavio, che continua a salvare ragazzini dal buio in cui a volte vengono risucchiati.
Davvero il padre di Cristian ha ucciso la madre e poi si è tolto la vita?
Qualcosa di oscuro sembra nascondersi dietro quello che apparentemente è un inspiegabile delitto e Damiano, lo Sciacallo, inizia la sua indagine personale, trovandosi come sempre a scavare fino alle radici del male.
Mentre prova a rimettere insieme i pezzi della sua vita, Cristian conoscerà il dolore, l’amicizia, la paura, e comprenderà che alcune ferite non si rimarginano mai. Come quelle di Girolamo, un maresciallo dei carabinieri in pensione, ossessionato dall’Uomo del Salice e dalla scomparsa di una bambina avvenuta negli anni ottanta.

Il nuovo thriller mozzafiato dell’autore acclamato anche dal Sunday Times, come una delle rivelazioni degli ultimi anni a livello internazionale.

ANTONIO LANZETTA è uno scrittore salernitano che, dopo aver iniziato la sua carriera come autore di romanzi fantasy (sempre per La Corte Editore ha pubblicato Warrior e Revolution), vira verso il thriller prima con il racconto breve Nella pioggia, finalista al premio Gran Giallo Cattolica, e poi con i romanzi Il Buio Dentro e I figli del male.
Il Buio Dentro gli permette di valicare i confini nazionali venendo tradotto da Bragelonne, una delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, in Francia, Canada e Belgio; lo stesso romanzo viene anche citato dal Sunday Times come uno dei cinque thriller non inglesi migliori del 2017.
Lanzetta è anche opinionista di cronaca nera per Rai Uno.

Quel profondo scrutare nel buio: lo stato delle cose del romanzo di genere italiano secondo Piergiorgio Pulixi

L’articolo è stato scritto per la rivista ExLibris

Con molta onestà, devo ammettere che se una decina d’anni fa mi avessero chiesto un parere sulla scena letteraria definita “giallo/noir”, avrei sicuramente avuto le idee chiare e sarei stato in grado di ricostruire, affidandomi soltanto alla memoria, una costellazione autoriale di questo genere nelle sue più intime differenze e stratificazioni, da un punto all’altro del Paese. Oggi, devo ammettere che farlo ricorrendo a quelle vecchie certezze e conoscenze non solo sarebbe un’operazione impossibile, ma è assai probabile che la mia analisi puzzerebbe di carcassa marcescente. È dal 2005/2006 che la situazione è iniziata a sfuggire seriamente di mano un po’ a tutti: editori ed editor – in primis – autori, recensori e (categorie che dovrebbero essere i reali destinatari e si sono visti letteralmente invadere da un’ondata di romanzi di genere poliziesco – in cui rientrava un po’ di tutto) librai e lettori, in qualche modo le vere vittime di quest’epidemia noir. Proverò da autore, con molta umiltà, ad analizzare il perché di questa mutazione così radicale del panorama noir in Italia.

Forse siamo stati abituati troppo bene: dalla prima metà degli anni ʼ90, sulla scia del successo commerciale di Andrea Camilleri e del suo Montalbano, e grazie a operazioni di rottura come la collana Interno Giallo di Mondadori, la spinta strenua e costante del “Giallo Mondadori” da edicola, l’antologia “Gioventù Cannibale”, la stessa nascita di Einaudi Stile Libero, il lavoro di Granata Press e figure storiche della letteratura di genere italiana come Lea Volpatti, Carlo Oliva, Luigi Bernardi, Laura Grimaldi, Marco Tropea, giornalisti e recensori attenti come Luca Crovi, libraie cultrici del genere come Tecla Dozio, e tantissimi altri, il genere noir – quindi, per estrema sintesi, quel sottogenere del romanzo poliziesco attento più al “perché” che al “chi”, in maggior misura all’analisi psicologica del protagonista (molto spesso una persona poco raccomandabile e altrettanto poco o per niente consolatoria) e a una lettura sociologica del contesto in cui maturava il delitto attorno a cui ruotava la storia – ha avuto degli esponenti di spicco, che col tempo sono diventati dei maestri riconosciuti a livello europeo, uniti da una sorta di progetto comune, una comunione d’intenti non sempre manifesta, definita o rivendicata dai diversi autori, ma sicuramente i loro libri, per quanto diversi, erano accomunati da una visione precisa del genere che aveva sempre una matrice di intrattenimento del lettore, ma in cui si innestava una poetica di analisi della società, più o meno agra, quasi che quei romanzi, come un branco di cani da strada, stessero tallonando la grossa bestia sconosciuta che si muoveva nelle periferie delle metropoli e della provincia chiamata Globalizzazione, ringhiandole contro non tanto per metterla in fuga, quanto per rendere edotti i lettori del pericolo che quella bestia rappresentava in un’Italia impreparata, che solo qualche anno prima era stata letteralmente in scacco da parte della mafia/e e stentava a riprendersi e a guardarsi allo specchio. Ecco, quegli autori avevano la capacità di mettersi/ci davanti allo specchio e il coraggio di dirsi/ci chi eravamo o chi stavamo diventando. Dispiace il fatto che non siamo stati in grado di ascoltarli, ma questo è un dettaglio…
Anche qui è impossibile citarli tutti, ma: Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Marcello Fois, Giancarlo De Cataldo, Eraldo Baldini, Raul Montanari, Valerio Evangelisti, Grazia Verasani, Nicoletta Vallorani, Sandrone Dazieri, il compianto Andrea G. Pinketts, Gianni Biondillo, Niccolò Ammaniti, Giampaolo Simi, Diego De Silva, Wu-ming, Piero Colaprico, Claudia Salvatori, Renato Olivieri, Simona Vinci, etc. hanno saputo leggere i disagi, le paure, e le evoluzioni criminali e antropologico-criminali di quell’Italia che si affacciava verso il sogno europeo, modellando quelle tensioni sociali, quelle paure e quei disagi, e dando loro forme di personaggi indimenticabili che hanno fatto la storia di questo genere in Italia e che – in alcuni casi – hanno saputo anticipare e prevedere fenomeni come la crisi economica del 2007/2008, e tanti altri cambiamenti virulenti che hanno mutato il genoma morale della nostra penisola. Romanzi come “Strage”, “Almost Blue”, “Romanzo Criminale”, “Arrivederci amore ciao”, solo per citarne alcuni, possono essere utilizzati come pietre miliari non soltanto della letteratura noir, ma come marcatori più universali per potersi orientare in un preciso periodo storico.

Lo straordinario successo di Giorgio Faletti nei primi anni del 2000 con “Io Uccido”, (romanzo che sapientemente ha giocato con i tòpoi letterari del serial-thriller, segnando una cesura con la tradizione passata di quel filone), da una parte è stato un’iniezione di adrenalina e linfa vitale nella letteratura di genere italiana, ma dall’altra in qualche modo ha significato una scissione profonda tra gli autori e una successiva frammentazione e dispersione di quel “movimento” che aveva costituito l’età aurea del noir e che era in qualche modo erede di una aderenza al genere figlia delle esperienze letterarie di Leonardo Sciascia e Carlo Emilio Gadda.
Consapevoli della portata commerciale di quel successo, e desiderosi in qualche modo di replicarlo, (operazione a posteriori farraginosa e vana, che solo anni più tardi Longanesi riuscì a realizzare con “Il suggeritore” di Carrisi), l’editoria italiana ha nutrito un esercito sempre più numeroso di piccoli cloni di Faletti, ed è stato un fenomeno che ha toccato quasi tutte le realtà editoriali, dalle case editrici più grosse e storiche alle più piccole e nuove sul panorama editoriale. Tutti questi tentativi peccavano di una seria valutazione a valle: erano più una serie incessante di tentativi, (con grossa frustrazione dei librai e dei critici che hanno iniziato a esacerbare sempre più la loro idiosincrasia verso il genere), un fottio di spari nel buio con la speranza che qualcuno dei proiettili andasse a segno. Di quel periodo che va dal 2002 al 2008, sono ben pochi i romanzi memorabili che hanno marcato la scena thriller italiana, a fronte di migliaia, migliaia e migliaia di copie al macero. Una strage.
A parte alcuni autori che con ferrea coerenza hanno continuato per la propria strada, (e a livello commerciale e di riscontro dei lettori questa scelta è stata in larga misura premiata), la “scuola del noir” è stata smantellata a favore di singole operazioni commerciali che però, decontestualizzate da quello spirito coesivo degli anni precedenti, hanno portato a una serie imbarazzante di débâcle e alla scomparsa di tanti autori (ed editor sacrificati come capri espiatori) che si sono ritrovati nel tritacarne della singola opportunità e delle rese selvagge; perché, se da una parte la proposta editoriale dei titoli di genere si è prima duplicata, fino poi a decuplicarsi a stretto giro, la superficie commerciale delle librerie è quasi sempre rimasta la stessa (se non diminuita). La risposta o formula dei librai, costretti a combattere in trincea lontani chilometri dalle torri eburnee dei direttori commerciali delle case editrici, dopo una prima ubriacatura collettiva che ha coinvolto un po’ tutti (autori, agenti, giornalisti, lettori) è stata giustamente lapidaria: rendere la maggior parte della merce, assottigliando sempre di più (come dargli torto) il tempo di permanenza sugli scaffali delle novità a fronte di un’invasione continua, quotidiana, di titoli; questo si è tradotto in una minore visibilità per gli autori e l’esacerbarsi del potere del marketing e della pubblicità come salvagente per non affondare in quell’oceano così affollato. Tutte le regole e le coordinate pregresse sono saltate. Sarebbe stato logico a quel punto che le case editrici snellissero le proposte editoriali di matrice giallo/noir, (nel frattempo qualsiasi cosa avesse un omicidio nelle prime pagine veniva proposto come un noir), invece no: la quantità di titoli è aumentata ancora di più, aprendo le gabbie di bestie feroci quali: sciatteria della scrittura, bidimensionalità dei personaggi, vellutate insipide di cliché e tòpoi letterari. Librerie, centri commerciali, Poste, edicole, (Amazon stava muovendo ancora i primi passi), sono diventati ostaggio dei “noir dopati”, definiamoli così, con parecchie conseguenze: lo scouting letterario e la formazione degli autori sono stati cancellati, a discapito della qualità e della capacità dell’autore di “durare nel tempo”; l’inflazione del genere ha portato molti autori, anche chi aveva un proprio vasto pubblico, ad avere un venduto sempre più inferiore: molti lettori si sono stufati del genere, tanti hanno iniziato a leggere esclusivamente gli autori stranieri, e nel frattempo nuove forme di intrattenimento si sono imposte nel Paese; molte librerie (e anche alcune case editrici) hanno avuto un (inevitabile) vertiginoso calo delle vendite e soprattutto un innalzamento crescente delle spese (quell’invasione di romanzi dopo 90 giorni – a volte anche meno – andava pagata, e le rese a lungo andare costano), e quelle che erano state delle incredibili sinergie tra autori e librai, sono venute a mancare – molte librerie storiche purtroppo non hanno retto e hanno chiuso per sempre: con loro abbiamo perso figure chiave di librai che avevano collaborato al lancio dei “maestri del genere”; il noir puro, che da sempre aveva avuto una vocazione poco consolatoria e più tesa all’analisi, all’attacco diretto ai mali e alle perversioni della società, è stato edulcorato, contaminato da quella sorta di “commedia all’italiana” che in quella Torre di Babele era l’unico sottogenere che continuasse a vendere, snaturandosi, svilendo la propria identità, con la conseguenza che molti lettori, confusi e scontenti di quella mutazione, hanno optato per altre forme di intrattenimento o altri generi letterari. Come dargli torto?

Con l’arrivo della crisi economica nel 2007/2008 sarebbe stato abbastanza logico chiudere un po’ i rubinetti. Manco a dirlo. La proposta editoriale si è innalzata ancora di più. Di pari passo, il fenomeno del libro “Gomorra” si era accresciuto esponenzialmente, assumendo dimensioni mastodontiche. Paradossalmente, quel romanzo dalla natura ibrida ha avuto dei forti contraccolpi anche sul noir: infatti, se quella vocazione a tratti “verista” del noir, o lontana parente (ma nemmeno troppo) del naturalismo alla francese, quella sorta di contaminazione tra romanzo d’intrattenimento e inchiesta semi-giornalistica che aveva fatto la fortuna di alcuni autori, è diventato di colpo un tratto identitario fuori tempo massimo, sovrastato da quel nuovo modo di portare la dimensione dell’inchiesta alle masse, prima con libri di “docu-fiction” (brutto termine, ma rende l’idea), poi con trasmissioni televisive di inchiesta/approfondimento, che hanno scippato (nel bene o nel male, non sta a me dare giudizi) il noir di quel suo ruolo primigenio. Questo ha mandato in crisi molti autori così come parecchi editori che si sono resi conto di aver puntato sul cavallo sbagliato e sono corsi subito ai ripari saturando un’altra fetta di mercato (docu-fiction e instant-book), e di nuovo molti librai (i veri barometri dei cambiamenti editoriali) hanno dovuto sostenere (letteralmente) il peso schiacciante di quella nuova invasione. A quella selezione naturale sono sopravvissuti in pochi; o meglio: i veri noiristi sono rimasti pochissimi, una manciata mi verrebbe da dire. Per fortuna, i migliori.
Altri autori nel frattempo si erano imposti in modo massiccio sul mercato, sia per bravura, sia per quella capacità di misturare il genere con toni più leggeri, quasi da commedia, sulla scia di Camilleri. Molti degli autori Sellerio, per esempio: Gianrico Carofiglio, Marco Malvaldi, Francesco Recami, Savatteri, negli ultimi tempi Antonio Manzini; o alcuni della cavalleria Einaudi, primo tra tutti: Maurizio De Giovanni che ha trovato una commistione praticamente perfetta tra le varie anime del giallo/poliziesco, sebbene molto distante dal noir degli anni zero. Tutti loro hanno optato per un modo diverso di declinare il genere che si è rivelato vincente.
Ma al di là di quella ventina di autori (esagerando) che oggi riescono a imporsi sul mercato e resistere alle scosse telluriche di ritorno di quel terremoto editoriale di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, il panorama editoriale della crime fiction (termine che abbraccia un po’ tutti i sottogeneri) italiana nel 2019 è questo Leviatano:
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Crime fiction italiana:

Noir puro:
Massimo Carlotto, Giancarlo de Cataldo, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Simona Vinci, Sandrone Dazieri, Alessandro Bastasi, Giorgia Lepore, Maurizio de Giovanni, Giampaolo Simi, Grazia Verasani, Patrick Fogli, Elisabetta Bucciarelli, Luigi R. Carrino, Alessandro Perissinotto, Simone Sarasso, Franco Limardi, Davide Longo, Vindice Lecis, Roberto Costantini, Andrej Longo, Antonella Lattanzi, Giorgio Serafini Prosperi, Diego Cugia, Luca Occhi, Piergiorgio Pulixi

Noir mediterraneo:
Massimo Carlotto, Santo Piazzese, Pasquale Ruju, Carlo Mazza, Bruno Morchio, Luigi R. Carrino,

Noir investigativo o d’inchiesta:
Carlo Bonini&Giancarlo de Cataldo, Daniele Autieri, Massimo Carlotto, Gianluca Ferraris,

Romanzi crime con venature di commedia giallo/poliziesca:
Chiara Moscardelli, Roberto Centazzo, Margherita Oggero, Gabriella Genisi, Rosa Teruzzi, Marco Malvaldi, Andrea Camilleri, Antonio Manzini, Maurizio de Giovanni, Alessandro Robecchi, Alessia Gazzola, Francesco Recami, Gianluca Morozzi, Alice Basso, Alessandro Berselli, Andrea Vitali, Gaetano Savatteri, Pino Imperatore, Nora Venturini, Corrado de Rosa, Gesuino Nemus, Fulvio Ervas, Claudia de Lillo,

Autori ed esponenti delle forze dell’ordine:
Roberto Centazzo, Antonio Fusco, Piernicola Silvis, Roberto Riccardi, Michele Giuttari, Deborah Brizzi, Maurizio Matrone (ex), Alessandro Maurizi, Maurizio Lorenzi, Maurizio Blini (ex)

Thriller:

Serial Thriller: Paola Barbato, Sara Bilotti, Barbara Baraldi, Ilaria Tuti, Mirko Zilahy, Donato Carrisi, Pierluigi Porazzi, Sandrone Dazieri, Marilù Oliva, Stefano Tura, Luca D’Andrea, Fabrizio Carcano, Fabio Girelli, Maria Silvia Avanzato, Elisabetta Cametti, Roberto Carboni, Fabio Mundadori, Susanna Raule, Simone Togneri, Matteo Ferrario, Massimo Polidoro, Antonio Lanzetta, Luigi Martinuzzi,Dario Correnti, Sara Ferri

Thriller psicologico: Sara Bilotti, Barbara Baraldi, Paola Barbato, Donato Carrisi, Stefano Bonazzi, Alessandro Berselli, Maria Silvia Avanzato, Susanna Raule, Roberto Carboni, Flavio Villani, Cristiana Astori, Alessio Romano, Piergiorgio Pulixi,

Hard-boiled:
Massimo Carlotto, Bruno Morchio, Enrico Pandiani, Romano de Marco, Paolo Roversi, Simone Sarasso, Andrea G. Pinketts, Fulvio Luna Romero, Andrea Cotti, Franco Vanni, Roberto Perrone, Igor de Amicis, Christian Frascella, Alessandro Zannoni, Diego Collaveri, Roberto Carboni, Lorenzo Visconti,

Poliziesco procedurale:
Antonio Fusco, Andrea Cotti, Piero Colaprico, Gianni Simoni, Piernicola Silvis, Cristina Cassar Scalia, Giorgia Lepore, Giampaolo Simi, Loriano Macchiavelli, Roberto Perrone, Valerio Varesi, Alessandro Costa, Gianni Biondillo, Marco Vichi, Leonardo Gori, Marzia Musneci,Carlo F. De Filippis, Roberto Costantini, Piergiorgio Pulixi,

Giallo classico o deduttivo:
Becky Sharp, Rosa Teruzzi, Alice Basso, Nora Venturini, Paola Sironi, Daniela Grandi, Mariano Sabatini, Luca Martinelli, Gavino Zucca, Franco Matteucci, Alessandra Carnevali, Maria Masella, Marzia Musneci,Elda Lanza, Irma Cantoni, Ida Ferrari, Annalisa Strada

Giallo investigativo con spiccata territorialità:
Cristina Cassar Scalia, Andrea Camilleri, Carlo Mazza, Antonio Manzini, Maurizio de Giovanni, Gabriella Genisi, Giorgia Lepore, Bruno Morchio, Marcello Fois, Giovanni Ricciardi, Paolo Roversi, Marco Malvaldi, Santo Piazzese, Patrizia Rinaldi, Angelo Petrella, Gianrico Carofiglio, Valerio Varesi, Gianni Biondillo, Roberto Costantini, Alessandro Costa, Francesco Recami, Giampaolo Simi, Petra Reski, Marco Vichi, Leonardo Gori, Erica Arosio & Giorgio Maimone, Cocco&Magella, Andrea Vitali, Gaetano Savatteri, Alessandro Perissinotto, Alessio Piras, Alberto Minnella, Christian Frascella, Mariolina Venezia, Mariano Sabatini, Gesuino Nemus, Gavino Zucca, Alessandra Carnevali, Max e Francesco Morini, Maria Masella, Flavio Villani, Fulvio Ervas, Elisabetta Bucciarelli, Andrea Fazioli, Valeria Corciolani, Flavio Santi, Elda Lanza, Piera Carlomagno,

Legal Thriller:
Gianrico Carofiglio, Gianni Simoni, Petra Reski, Pietro Caliceti, Paolo Pinna Parpaglia, Gianluca Arrighi

Medical/Forensic thriller:
Cristina Rava, Diana Lama, Alessia Gazzola,

Financial thriller:
Pietro Caliceti, Guido Maria Brera, Claudia de Lillo (in parte),

Giallo storico:
Valerio Evangelisti, Luca Crovi, Hans Tuzzi, Marcello Simoni, Piero Colaprico, Gianni Mattencini, Dario Crapanzano, Patrizia Debicke, Giada Trebeschi, Marco Vichi, Diego Lama, Carlo Martigli, Giulio Leoni, Matteo Strukul, Lorenzo Beccati, Roberto Tiraboschi, Massimo Polidoro, Danila Comastri Montanari, Franco Forte, Stefano di Marino, Alberto Garlini, Nicola Verde, Valeria Montaldi, Fabio Delizzos, Fabrizio Santi,

Giallo sportivo:
Paolo Foschi, Gianni Mura,

Spy-story:
Stefano di Marino, Andrea Carlo Cappi, Alan D. Altieri, Giancarlo Narciso, Danilo Arona,

Noir rurale e/o “southern-noir”:
Omar di Monopoli, Eraldo Baldini, Sasha Naspini, Alessandro Zannoni, Matteo Righetto, Nicola Verde

Noir tecnologico/distopico:
Giovanni Ziccardi, Luca Poldelmengo, Francesca Bertuzzi, Lorenzo Beccati, Patrick Fogli, Valerio Evangelisti, Carlo Vanin, Tersite Rossi, Paolo Roversi

Noir politico:
Tersite Rossi, Simone Sarasso, Giancarlo De Cataldo, Patrick Fogli
Pulp:
Matteo Strukul, Carlo Callegari,

Action thriller:
Alan D. Altieri, Romano de Marco, Marco Buticchi, Stefano di Marino, Maurizio Maggi, Giancarlo Narciso,

True Crime:
Carlo Lucarelli, Massimo Picozzi, Giancarlo De Cataldo, Roberto Saviano, Roberta Bruzzone, Cinzia Tani, Alessandro Meluzzi, Vito Bruschini,

Graphic Novel crime:
Paola Barbato, Pasquale Ruju, Luca Crovi, Maurizio de Giovanni, Barbara Baraldi, Igort,

Saggistica sulla letteratura di genere:
Luca Crovi, Luca Briasco, Marco Amici, Carlo Zaza, Cecilia Scerbanenco, Laura Grimaldi, Massimo Carlotto (prefazioni), Mauro Smocovich

Nuove voci (per me) interessanti:
Stefano Bonazzi, Alessandro Morbidelli, Livia Sambrotta, Paolo Panzacchi, Thomas Melis, Riccardo Bruni, Lorenzo Scano, Sara Magnoli,

NdA: sicuramente mancano all’appello molte autrici e autori con cui mi scuso: sono andato a memoria.

Riassumendo: una ventina di sottogeneri. Una quindicina di blog seri di letteratura di genere. Una critica che (mi verrebbe da dire giustamente, perché sarebbe impossibile dare spazio a tutti) ignora la crime fiction, a parte alcuni autori di peso. Tantissimi festival di settore, in cui però il dibattito vero tra autori, intorno al genere, latita. Troppi romanzieri per poterli contare. Quelli citati nella lista sono coloro che riescono a emergere in un panorama forse mai prima così inflazionato…
La tendenza di questi ultimi anni è stata quella di favorire il versante di intrattenimento della letteratura noir, sempre di più. Sono state poche le eccezioni che hanno puntato maggiormente sui contenuti e sui temi: la Collana Sabot/Age delle Edizioni E/O (da cui io provengo e di cui conosco il metodo di selezione delle opere) è un caso quasi unico. Pochissime altre, soprattutto piccoli o piccolissimi editori, che in qualche modo liberi dalle logiche di mercato hanno potuto (e possono) permettersi di rischiare e puntare su progetti editoriali più solidi e di certo coraggiosi.
Il noir racconta da sempre le evoluzioni della società e deve essere letto con quest’ottica. Al tempo stesso, però, stiamo parlando di “prodotti commerciali” (so che è brutto dirlo) che vanno venduti affinché tutta la filiera regga; ecco, dal 2008 a oggi la filiera è stata gravemente danneggiata da concorrenti come l’e-commerce, i libri autoprodotti, la piaga dell’editoria a pagamento, politiche editoriali sbagliate, il sovraffollamento librario, ancora la crisi economica, tutte concause che hanno portato purtroppo (con minime o immense responsabilità) alla chiusura di altre librerie e quindi alla perdita di preziosi presidi culturali e operatori culturali che riuscivano in alcuni casi ad avere ancora il polso della situazione. Ora la situazione è fuori controllo anche per me che scrivo e studio questo genere. Stare dietro a tutto e a tutti, è impossibile.
Quel profondo scrutare nel buio, che è stato la forza e in qualche modo la caratteristica principale di quel gruppo di autori che ha fatto (e in alcuni casi continua a fare) la storia del romanzo nero italiano, si è perso, fagocitato da altre esigenze autoriali/editoriali ben più stringenti.

Nessuno ha in mano la Verità per procedere indenni attraverso la tempesta. Si può soltanto navigare a vista e sperare in venti favorevoli. Ciò che si può fare, però, è aguzzare bene lo sguardo e cercare di leggere all’orizzonte le mutazioni antropologiche dei gusti dei lettori. Per esempio: la letteratura di genere ha iniziato a instradarsi sempre più sul versante dell’intrattenimento, una semplice (e giusta) letteratura di evasione a cui il noir (come abbiamo visto) nella maggior parte dei casi ha dovuto adattarsi. Nei primi anni del 2000 però non esistevano ancora piattaforme come Netflix, Sky, TimVision, Amazon Prime Video, etc. o quantomeno erano fenomeni risibili e non erano così pervasive come oggi. Quel ruolo di intrattenimento adesso è quasi totalmente appannaggio delle serie tv, di cui quelle crime, thriller, noir sono la maggior parte. Come può quindi il romanzo di genere riuscire a vincere questa eccellente concorrenza? È forse arrivato il momento di cambiare di nuovo arena, puntando più su temi universali, approfondimento psicologico, voce e stile letterario (caratteristiche esclusive della letteratura) per differenziarsi e dare qualcosa di più originale ai lettori/spettatori? Di nuovo, credo che nessuno lo sappia e che sarà il tempo a dirlo. Nuove realtà e contenitori editoriali – come la “Nero Rizzoli” su tutte – si stanno muovendo per cercare di recuperare una coesione maggiore in questo arcipelago spropositato di accenti, generi, caratteristiche e stili individuali diversi. Guardando al passato probabilmente l’unico canone che sarà in grado di restituire vita e originalità a questo genere, sarà proprio la qualità letteraria dei suoi autori; d’altronde i “maestri del genere” è proprio su questa che hanno costruito il loro successo. Sarebbe un peccato se il noir non sfruttasse quest’occasione e perdesse questo treno, perché stiamo vivendo un periodo storico maledettamente interessante da raccontare in quest’epoca di totale distrazione di massa, autocelebrazione, in cui la menzogna e la superficialità hanno lo stesso peso (se non addirittura un carico maggiore) della verità. Abbiamo bisogno di autrici e autori che, in quest’era di facce e filtri tutti uguali, ci prendano per mano portandoci innanzi allo specchio e ci mostrino per davvero chi siamo diventati. A costo di sporcarsi le mani.

“Le cose di prima” di Eduardo Savarese su la Domenica del Sole 24 ore, a firma Filippo La Porta

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In “Le cose di prima” di Eduardo Savarese (minimum fax) il protagonista,Simeone, un ragazzo malato di distrofia muscolare, e con una “eccedenza di vita”, percorre un complicato itinerario di formazione, tra l’amicizia amorosa con una coetanea depressa, una relazione erotico-sentimentale con un celebre soprano, il rifiuto di esperienze da condividere con altri “disabili”, una madre iperaffettiva e la straziante nostalgia del Padre in fuga (in Medio Oriente). In Palestina un vecchio frate lo invita a una morte metaforica, “felice”, in cui spogliarsi del proprio io. Nel finale canta davanti al pubblico del monastero francescano, “sciolto dai condizionamenti della malattia, dalla vergogna di non essere all’altezza” e soprattutto finalmente “presente a se stesso, in quell’istante, in quel luogo”. Riuscirà così a liberarsi delle “cose di prima”, come Caravaggio di ruderi e rovine. Lo stile sobrio dell’autore inframmezza la storia , in modo “calvinianamente” felice (e quasi per raffreddarla un poco), con scambi dotti di mail sulla fisica delle particelle (che – tutte – condividono un destino comune) e sui buchi neri (che possono scavarsi passaggi in un altro universo ma senza più poter tornare al proprio).

“Le cose di prima” di Eduardo Savarese recensito su Il Foglio

Antonio Gurrado scrive una bella recensione su “Le cose di prima” di Eduardo Savarese, minimum fax. Di quelle che interrogano e dialogano sul senso del romanzo, e non raccontano solo la trama. Su Il Foglio.

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“Il leitmotiv della storia è il limite, inteso nel senso di modo in cui le possibilità prendono il sopravvento sulle impossibilità. Attanaglia il protagonista malato: la sua sofferenza annichilisce le abilità del corpo e incute timore agli altri, inducendo entrambe le parti a rinunciare alle possibilità della loro combinazione; la sua solitudine diventa un destino necessario e radicato nell’abitudine anche se basta l’ingresso di una ragazza affascinante per scoprire che le meccaniche pulsioni del corpo lasciano il passo piuttosto all’apertura di ‘una miriade di possibilità, come la scia di una portentosa cometa’”.

Due racconti di Marco Malvestio: “Fin qui si è parlato del principe” e “Quasi una storia di fantasmi”

 

Marco Malvestio firma due racconti per questo fine 2018: Fin qui si è parlato del principe su Crapula Club e Quasi una storia di fantasmi su Colla.

Gli incipit:

D: …

R: Sì, senz’altro, va benissimo.

D: …

R: Come le avevo già detto al telefono, per me non ci sono problemi. Possiamo parlare di tutto.

D: …

R: Sì, penso di capire il senso di questo progetto. Per questo ho accettato di partecipare. Ho visto anche gli altri suoi due documentari, quelli su *** e ***. Li ho molto apprezzati, davvero. Mi scusi se non ricordo i titoli, ma alla mia età…

D: …

R: Su episodi come questi è facile fare giornalismo scadente, sensazionalistico. Lo detestavo già quando lavoravo in televisione, si figuri ora. Lei invece mi sembra intenzionata a capire, ad andare oltre le ovvietà, per quanto inquietanti. Mi sembra più empatica, per usare una parola che va sempre più di moda. Ovviamente, questo caso è enormemente più grave di quelli che ha già trattato, se possibile.

D: …

R: Senz’altro. Bisogna essere ambiziosi, nel suo mestiere.

D: …

R: Lo sa che è la prima intervista che concedo su questo argomento? All’inizio, quando è scoppiato lo scandalo, ho ricevuto la mia buona dose di telefonate, ma mi sono sempre rifiutato… Ero in pensione, e non avevo niente da dire. Ho sempre risposto alla polizia, non ho mai omesso nulla, non sentivo la ragione di fare mea culpa davanti a quegli sciacalli… E per cosa, poi? D’altra parte, dopo quei primi rifiuti, hanno smesso di cercarmi. Si vede che non ero un pezzo così grosso come credevo, né nel mio mestiere, né soprattutto nella vita di ___.

***

S. non sa se chiamare o no: rimane in piedi davanti alla finestra, col telefono in mano, per diversi minuti. È una mattina limpida, che immobilizza nel suo calmo gelo, filtrato attraverso i vetri sporchi, i piatti e le stoviglie della cucina, e il piccolo tavolo e le sedie chiare. L’uomo, alla fine, sembra decidersi all’improvviso. Compone il numero e porta il telefono all’orecchio.
«Pronto.»
Dalla finestra, le montagne innevate luccicano come onde in mare aperto, attraverso l’inquieto filtro dei pini.
«No, ho bisogno che tu venga qui. Credo che ci siano i fantasmi.»

“Lo stupore della notte” di Piergiorgio Pulixi nella cinquina finale del Premio Scerbanenco vince già il Premio dei Lettori

 

Premio Scerbanenco 2018: i finalisti
Pubblicata la cinquina dei romanzi italiani finalisti del Premio Giorgio Scerbanenco 2018, risultata dalla sommatoria dei voti dei lettori sul sito e di quelli ponderati della Giuria letteraria che ha votato in questa formazione: Cecilia Scerbanenco (Presidente), Valerio Calzolaio, Luca Crovi, Loredana Lipperini, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi, John Vignola.

I cinque finalisti verranno presentati il 3 dicembre alle ore 18.30 presso la libreria Feltrinelli di piazza Duomo (Via Ugo Foscolo, 1, Milano).

Il Premio Giorgio Scerbanenco 2018, consistente in un ritratto di Giorgio Scerbanenco ad opera dell’artista Andrea Ventura, verrà consegnato la sera del 3 dicembre presso l’università IULM.

Il romanzo Lo stupore della notte di Piergiorgio Pulixi (Rizzoli), entrato nella cinquina finalista, si aggiudica anche il Premio dei lettori per essere stato il più votato sul sito del festival.

Premio Scerbanenco 2018: ecco i finalisti