“Le cose di prima” di Eduardo Savarese recensito su Il Foglio

Antonio Gurrado scrive una bella recensione su “Le cose di prima” di Eduardo Savarese, minimum fax. Di quelle che interrogano e dialogano sul senso del romanzo, e non raccontano solo la trama. Su Il Foglio.

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“Il leitmotiv della storia è il limite, inteso nel senso di modo in cui le possibilità prendono il sopravvento sulle impossibilità. Attanaglia il protagonista malato: la sua sofferenza annichilisce le abilità del corpo e incute timore agli altri, inducendo entrambe le parti a rinunciare alle possibilità della loro combinazione; la sua solitudine diventa un destino necessario e radicato nell’abitudine anche se basta l’ingresso di una ragazza affascinante per scoprire che le meccaniche pulsioni del corpo lasciano il passo piuttosto all’apertura di ‘una miriade di possibilità, come la scia di una portentosa cometa’”.

Due racconti di Marco Malvestio: “Fin qui si è parlato del principe” e “Quasi una storia di fantasmi”

 

Marco Malvestio firma due racconti per questo fine 2018: Fin qui si è parlato del principe su Crapula Club e Quasi una storia di fantasmi su Colla.

Gli incipit:

D: …

R: Sì, senz’altro, va benissimo.

D: …

R: Come le avevo già detto al telefono, per me non ci sono problemi. Possiamo parlare di tutto.

D: …

R: Sì, penso di capire il senso di questo progetto. Per questo ho accettato di partecipare. Ho visto anche gli altri suoi due documentari, quelli su *** e ***. Li ho molto apprezzati, davvero. Mi scusi se non ricordo i titoli, ma alla mia età…

D: …

R: Su episodi come questi è facile fare giornalismo scadente, sensazionalistico. Lo detestavo già quando lavoravo in televisione, si figuri ora. Lei invece mi sembra intenzionata a capire, ad andare oltre le ovvietà, per quanto inquietanti. Mi sembra più empatica, per usare una parola che va sempre più di moda. Ovviamente, questo caso è enormemente più grave di quelli che ha già trattato, se possibile.

D: …

R: Senz’altro. Bisogna essere ambiziosi, nel suo mestiere.

D: …

R: Lo sa che è la prima intervista che concedo su questo argomento? All’inizio, quando è scoppiato lo scandalo, ho ricevuto la mia buona dose di telefonate, ma mi sono sempre rifiutato… Ero in pensione, e non avevo niente da dire. Ho sempre risposto alla polizia, non ho mai omesso nulla, non sentivo la ragione di fare mea culpa davanti a quegli sciacalli… E per cosa, poi? D’altra parte, dopo quei primi rifiuti, hanno smesso di cercarmi. Si vede che non ero un pezzo così grosso come credevo, né nel mio mestiere, né soprattutto nella vita di ___.

***

S. non sa se chiamare o no: rimane in piedi davanti alla finestra, col telefono in mano, per diversi minuti. È una mattina limpida, che immobilizza nel suo calmo gelo, filtrato attraverso i vetri sporchi, i piatti e le stoviglie della cucina, e il piccolo tavolo e le sedie chiare. L’uomo, alla fine, sembra decidersi all’improvviso. Compone il numero e porta il telefono all’orecchio.
«Pronto.»
Dalla finestra, le montagne innevate luccicano come onde in mare aperto, attraverso l’inquieto filtro dei pini.
«No, ho bisogno che tu venga qui. Credo che ci siano i fantasmi.»